Fin dal 1845 scienziati e medici hanno creato modelli per
cercare di capire come i 12 muscoli extraoculari ruotino il
bulbo con la necessaria coordinazione per mantenere
l’allineamento oculare.
Nel 1857 Ruete costruì uno strumento, l’oftalmotropo,
in cui cordicelle rappresentanti i muscoli extraoculari
tiravano sfere rappresentanti i bulbi oculari. Questo
strumento però, non tenendo in considerazione le proprietà
dei tessuti, riproduceva solo l’arrangiamento geometrico-meccanico
della cinematica oculare.
Il primo modello biomeccanico che teneva in considerazione le proprietà dei tessuti fu
creato da Robinson nel 1975 e successivamente elaborato nel 1984 da Robinson e
Miller. Altri modelli sono stati creati da Kusel e Haase, da Simonsz. e da Miller
e Shamaeva.
Quest’ultimo modello (ORBIT), basato sull’utilizzo del computer, riusciva a simulare molti
strabismi ed a prevedere la gran parte dei risultati chirurgici ma in caso di trasposizione
muscolare prevedeva patterns di movimento post-operatorio del bulbo completamente
bizzarri. Dall’analisi dei motivi di questo fallimento fu chiaro che le informazioni che
mancavano erano quelle riguardanti il tessuto connettivo orbitario e i suoi effetti sul
percorso dei muscoli extraoculari e sui movimenti oculari.